“Non in mio nome”. Riflessione su Islam, ISIS, Iraq e Siria


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(Marco Sini) – Nei giorni scorsi una grande manifestazione di francesi di religione mussulmana ha gridato il suo sdegno per la barbara uccisione del proprio connazionale  Hervé Gourdel per mano dei tagliagole jihadisti algerini e ha gridato “siamo sporchi francesi” e “Pas a mon nome” contro i tagliagole dell’ISIS (Stato Islamico dell’Irak e della Siria). Nei social networks migliaia di ragazzi e ragazze mussulmani ci mettono la faccia e dicono in diverse lingue, arabo compreso, “non in mio nome!” a proposito dei crimini dell’ISIS. Non possiamo non gioire per questo.

La realtà medio – orientale è molto complessa e piena di sfumature, perciò non può essere rappresentata in bianco e nero come sbrigativamente è stata descritta in occidente ed in Europa dove per tanto tempo si è preteso di dividere gli stati del medio e vicino oriente in buoni, amici e alleati “dell’occidente”,  e in cattivi, nemici o meglio ritenuti tali “dall’occidente”. Ha regnato sovrana inoltre in occidente una analisi e una superficiale lettura a lenti appannate della crisi siriana e in generale dei gruppi e movimenti “antagonisti all’occidente”, che talvolta ancora persiste, che ha messo insieme, impropriamente, nel 2003 al Qaeda e Saddam Hussein, IS e Hetzbollah, Al Nursa (braccio di al Qaeda anti Assad in Siria) e gruppi radicali e no palestinesi, Jihad islamica e terrorismo fondamentalista di matrice islamica con l’Islam tout court, ecc…
Nella lettura su quanto accaduto e accade in Siria, ad esempio, i governi e la stampa occidentale, ed europea in particolare hanno parteggiato e sostenuto con simpatia le prime manifestazioni per la libertà e la democrazia contro il regime di Assad perché quelle manifestazioni (ancor prima di essere  rivolte armate non “rafforzate” da presenze straniere, anche di migliaia di giovani jihadisti europei) venivano collocate nel contesto delle “Primavere arabe” che all’inizio del 2012  avevano investito, oltre alla Siria,  Tunisia e altri paesi del Maghreb, l’Egitto, ed alcuni altri paesi arabi del golfo facendo sperare anche “l’occidente”, inteso come stati, governi, forze democratiche (politiche, culturali e religiose). Successivamente la primavera siriana è diventata rivolta e rivolta armata e fra i “rivoltosi” hanno rapidamente prevalso le componenti legate al fondamentalismo islamico egemonizzate dal gruppo di Al Nursa, legato ad Al Qaeda.

E’ pur vero che l’esercito di Assad ha bombardato interi quartieri con la motivazione che lì erano presenti “i terroristi” e ciò ha determinato migliaia di vittime civili e l’inizio di un esodo migratorio di massa di enormi proporzioni. C’è stata poi la polemica sull’uso delle armi chimiche attribuite al regime di Assad da parte degli USA e delle nazioni occidentali mentre il regime siriano e Assad ne attribuivano l’uso proprio ai “rivoltosi” o meglio ai  terroristi jihadisti di Al Nursa che, è accertato, ne erano in possesso. Sappiamo tutti di quali crimini orribili questi terroristi si sono macchiati, pensiamo agli attacchi ai villaggi siriani abitati da cristiani, alle strutture religiose (Moschee e chiese), alle barbare uccisioni di civili, agli stupri delle donne ecc. E ricordiamo anche che il presidente degli Stati Uniti Obama mentre era pronto ad intervenire militarmente a sostegno dei “rivoltosi” anti-Assad ha dovuto arrestarsi all’ultimo momento  sia per il monito del Papa, cui sicuramente era giunto il grido di dolore delle comunità cristiane della Siria,  ma anche perché i principali organi di informazione americani, a partire dal New York Time, titolavano a caratteri cubitali che di fatto gli USA inconsapevolmente stavano dalla parte dei jihadisti anti-Assad. Insomma la confusione regnava sovrana e solo da pochissimo le carte si stanno rimescolando: nel discorso all’ONU Obama ha fatto un bel distinguo, ignoto al suo predecessore Bush, tra ISIS e Islam dicendo di parlare a nome degli americani, compresi i milioni di mussulmani americani.

Tra i “nemici”, da mettere nello stesso sacco di IS e terrorismo di matrice islamica, fino a pochissimi mesi fa era collocata anche l’Iran.  Che dire invece dell’Iran e del ruolo che sta svolgendo contro l’ISIS? Il nuovo presidente Rohani nel discorso alle Nazioni Unite ha rivendicato per il suo paese un ruolo decisivo nella lotta contro l’IS e “al terrorismo globalizzato che minaccia la civiltà”. Anche se non è parte della “coalizione” , l’Iran ha fornito le prime armi ai Curdi ( anche questi guardati con molta diffidenza in occidente) che con la loro resistenza hanno contenuto e respinto l’espansione dell’IS dopo che era caduta Mosul e i terroristi dell’ISIS avevano massacrato cristiani e Azydi. Mobilitando e organizzando le milizie sciite nel nord dell’Irak , l’Iran ha permesso la liberazione dei turcomanni che erano stati chiusi in una morsa mortale. Inoltre l’Iran ha mobilitato le milizie di Hetzbollah che hanno impedito all’esercito dello “Stato Islamico” di giungere a Damasco e anche nella zona di Beirut per poter accedere al Mediterraneo.

Il paradosso è che le stesse istituzioni dell’Unione Europea, anche di recente, hanno posto l’accento sul fatto che l’organizzazione radicale islamista  libanese Hezbollah è presente e combatte nella guerra in Siria. Ciò è vero,  ma Hezbollah, che a scanso di equivochi personalmente giudico in termini negativi, in effetti fa da contrappeso e si oppone alle decine di migliaia di combattenti fondamentalisti islamici stranieri che operano in Siria contro il regime di Assad nelle file di Al Nursa ( Al Qaeda). Hezbollah si è contrapposto, come abbiamo visto, e si contrappone all’ISIS e ai guerriglieri di Al Nusra (al Qaeda), che massacrano mussulmani sciiti e cristiani,  alle moltissime sigle delle galassie islamiche radicali e salafite che si sono macchiate dei peggiori crimini in Siria. Hezbollah, come è noto, è intervenuta a difendere le popolazioni sciite in Siria, su espressa richiesta del governo siriano, difendendo inoltre i confini con il Libano dai numerosi attacchi compiuti dai gruppi terroristi e impedendo che essi compissero scorribande in Libano. Hezbollah ha anche  difeso le comunità cristiane e le minoranze etniche prese di mira dai gruppi jihadisti e dalle bande armate che agiscono in Siria finanziate da potenze straniere antagoniste della zona, come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e Kuwait, tradizionalmente alleati dell’”occidente”.

Quindi la situazione è molto complessa e il fatto che oggi i raid aerei americani e della coalizione che si è costituita contro l’ISIS, hanno luogo in territorio siriano con il consenso, anche se non sbandierato, di Assad e del governo siriano la dice lunga sugli errori di valutazione e di analisi fatta in questi ultimi anni da quell’insieme di stati, forze politiche e culturali che costituiscono, me incluso, l’occidente.

Il fatto è che pretendendo di applicare al mondo arabo in termini meccanici e senza un minimo di adattamento i “canoni”, gli istituti e le forme della nostra democrazia talvolta, come nel caso dell’Irak nel 2003 e della Siria negli ultimi anni, si fanno scelte che producono risultati opposti rispetto agli obiettivi posti.

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