Parolin: in MO evitare le soluzioni militari unilaterali. Aiutare i cristiani a rimanere nelle loro case  


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(Salvatore Lazzara) – Nella Sala Stampa della Santa Sede, il direttore padre Federico Lombardi ha tenuto un briefing con i giornalisti sul Concistoro per il Medio Oriente. Padre Lombardi ha reso noto che hanno partecipato all’Assemblea  86 tra cardinali e patriarchi. Il numero degli interventi è stato elevato: tra i 25 e i 30. Hanno preso la parola tutti i 6 patriarchi delle chiese orientali cattoliche mediorientali, così come  tutti i capi dicastero vaticani più direttamente interessati. Tutti hanno manifestato gratitudine al Papa per la sua sollecitudine e i patriarchi hanno vissuto questo momento come un vero sostegno e segno di vicinanza da parte del Pontefice  e del collegio cardinalizio alla loro situazione. Particolarmente apprezzato l’intervento del Card. segretario di Stato Parolin. Le parole in aula dei patriarchi hanno passato in rassegna la situazione dei loro Paesi: Iraq, Siria, Egitto, Terra santa, Palestina, Libano. Unanime la condanna per le ingiustizie e le gravi difficoltà con cui i cristiani si confrontano, preoccupazione per il dilemma di quanti emigrano.

Nel suo discorso il Segretario di Stato Vaticano, ha puntualizzato i seguenti aspetti: evitare una soluzione militare unilaterale,  dialogare con l’islam, pretendendo una presa di distanza dai leader religiosi musulmani nei confronti del cosiddetto Califfato e contribuendo a far maturare in seno all’islam la distinzione tra religione e Stato. Incoraggiare i cristiani e le altre minoranze che, presenti negli scenari di guerra come Iraq e Siria, sono tentate di emigrare.  Inoltre l’alto Prelato, ha  presentato alla qualificata assemblea “alcuni punti e alcune linee di lavoro” emerse al vertice tra i responsabili della Curia e nunzi apostolici nella regione che si è svolto in Vaticano dal due al quattro ottobre. E raccomandare ai patriarchi di non “farsi tutelare o proteggere dalle autorità politiche o militari di turno per ‘garantire’ la propria sopravvivenza”.

Il Cardinale Parolin  è voluto tornare, in un passaggio del suo discorso, sul “dibattito sull’uso della forza per fermare le aggressioni e per proteggere i cristiani e gli altri gruppi vittime della persecuzione. Al riguardo, si è ribadito che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre, però, nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre. Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all’origine e vengono sfruttate dall’ideologia fondamentalista”. La comunità internazionale deve “andare alla radice dei problemi, riconoscere anche gli errori del passato e cercare di favorire un avvenire di pace e di sviluppo per la Regione mettendo al centro il bene della persona e il bene comune”. Per quanto riguarda il “cosiddetto Stato Islamico”, “va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia”. Si tratta, ha detto, di “un’entità che calpesta il diritto e adotta metodi terroristici per tentare di espandere il suo potere”.

Continuando l’intervento, il Capo della Diplomazia Vaticana, ha toccato il tema delle responsabilità della comunità internazionale, sottolineando il diritto dei profughi di far ritorno nei propri paesi e mettendo in evidenza la necessità di “prevenire possibili e nuovi genocidi”. Quanto al rischio dell’esodo dei cristiani, che “sembra non fermarsi”, è un “problema delicato” quello dei controversi visti concessi dai paesi occidentali, ma “in qualsiasi caso se si vuole che i cristiani rimangano nella regione essi devono, però, trovare condizioni adeguate di vita, di sicurezza, di lavoro, e prospettive per il futuro”. Menzionati nel  discorso anche il Libano, che deve essere “indipendente, sovrano, integro e libero” e la necessità del “coinvolgimento”  dell’Iran nella risoluzione della crisi in Siria e in Iraq e nella stessa lotta contro il cosiddetto Stato islamico.

Il Concistoro ha evidenziato i  buoni rapporti con le altre confessioni cristiane in particolare con i patriarchi ortodossi della zona. I partecipanti hanno affrontato anche il ruolo svolto dalla Santa Sede presso la comunità internazionale e l’importanza del dialogo islamo-cristiano con la chiara convinzione di evitare l’idea di una guerra tra cristianesimo e islam: “Condannando tutte le forme di fondamentalismo e naturalmente di estremismo e di terrorismo, e invece continuare a coltivare il dialogo sulla base della razionalità per la tutela dei diritti e per il bene delle persone”. Problematica in alcuni Paesi mediorientali – è stato rilevato – la mancanza di distinzione tra Stato e religione. Necessaria la solidarietà da parte della Chiesa alle comunità cristiane locali: “Con i pellegrinaggi, con aiuti di carattere concreto, con la presenza. E’ stato fatto l’esempio delle prossime riunioni delle Conferenze episcopali europee a Gerusalemme, l’anno prossimo… quindi, tutti segni di presenza che possono incoraggiare e far sentire non abbandonate le comunità cristiane del Medio Oriente“. Ampia attenzione il Concistoro ha dedicato poi all’internazionalizzazione del conflitto e al problema dei sequestri.

 

Don Salvatore Lazzara

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