Siria. “E’ un eroe della rivoluzione”, gli artisti anti Assad commemorano Dall’Oglio in un mosaico a Idlib


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(Alessandro Aramu) – C’è anche l’immagine di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano scomparso in Siria più di due anni fa, in un gigantesco mosaico realizzato da 35 artisti siriani – tutti vicini all’opposizione al governo di Damasco – e nelle ultime ore svelato al pubblico in una cittadina nel nord-ovest del Paese, controllata dalle opposizioni armate. L’opera d’arte, composta da oltre un milione di tessere in pietra e ospitata a Kafranbul nella regione di Idlib, racconta le fasi della rivolta anti-Assad nel marzo 2011.

Era il 29 luglio del 2013 quando la notizia del sequestro di Dall’Oglio in Siria fece il giro del mondo: voci e smentite si rincorrono da mesi sulla sua sorte e intanto sono già trascorsi due anni da quando le tracce del gesuita romano si sono perse a Raqqa, nel nord del paese oggi “capitale” dello Stato Islamico.

Noto per aver rifondato la comunità monastica cattolico-siriaca Mar Musa (Monastero di san Mosè l’Abissino), a nord di Damasco, Dall’Oglio è stato per tre decenni animatore di questo che è diventato un luogo di riferimento per il dialogo interreligioso e meta di migliaia di visitatori di varie religioni, con la benedizione (e la protezione) del Presidente siriano Bashar al Assad e della Chiesa cattolica.

Nei primi mesi della rivolta si è schierato apertamente con l’opposizione, diventando un attivista al fianco dei cosiddetti ribelli siriani. Sessant’anni, gesuita romano, per trent’anni e fino all’estate del 2013, Dall’Oglio ha vissuto e lavorato nel suo Paese d’adozione, la Siria, spendendosi in nome del dialogo islamo-cristiano ma non esitando a schierarsi con l’opposizione armata – anche quella di matrice jihadista – contro il governo di Damasco.

Espulso nel 2012, si è trasferito a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno, dove ha intensificato la sua azione contro le autorità siriane. Malgrado l’allontanamento e il divieto di entrare nel paese, il gesuita fece ritorno più volte nei territori controllati dai gruppi armati nel nord del Paese, prima di venire rapito a Raqqa dagli jihadisti di al Qaeda, prima che gli stessi decidessero di combattere sotto le insegne dello Stato Islamico. Proprio Raqqa è stata scelta dagli uomini di Al Baghdadi come capitale del Califfato in Siria.

Recentemente, si è diffusa la notizia secondo cui il religioso sarebbe stato visto vivo negli ultimi mesi in una prigione dello Stato islamico ad al-Tabqa, nella provincia nordorientale di Raqqa. La fonte sarebbe un disertore dell’Isis, che ha assicurato di avere visto il gesuita prima della sua diserzione, avvenuta a settembre scorso per motivi ideologici e religiosi. Al-Tabqa si trova a ovest della città di Raqqa. Secondo il disertore Isis, l’ostaggio si trovava in una prigione controllata da quella che è nota come “brigata uzbeka”.

In un lungo articolo pubblicato dall‘Huffinghton Post il 19 luglio del 2013, esattamente dieci giorni prima del suo rapimento in Siria, Dall’Oglio fece discutere quando affermò di non ritenere immorale, come strumento per sostenere la rivoluzione siriana, l’uso delle armi chimiche contro le forze armate siriane, eventualmente sottratte “agli arsenali di regime conquistati eroicamente”. Una rivoluzione che si ostinava a considerare democratica e laica (tanto da utilizzare il termine “partigiani”) malgrado gli orrori consumati in tutto il territorio dagli estremisti islamici e dai gruppi jihadisti che il gesuita voleva utilizzare in funzione anti Assad.

Dall’Oglio si considerava a tutti gli effetti un “siriano dell’opposizione” e auspicava la riconciliazione tra le forze islamiste radicali (che poco dopo lo hanno rapito) e le forze democratiche una necessità strategica. Nel suo scritto sull’Huffinghton Post scrisse: “La Siria sarà capace di elaborare una strategia pedagogica islamica di riassorbimento dell’estremismo”. Una profezia che non si è affatto realizzata. Semmai, la strategia dei gruppi armati è quella un pedagogico riassorbimento dell’Islam nell’estremismo, tanto diffuso da divenire uno Stato con proprie leggi e una propria amministrazione.

In un’altra intervista, Dall’Oglio affermò di essere disposto anche ad allearsi contro i terroristi di al-Qaeda pur di far cadera l’odiato regime di Assad. In realtà, le forze con le quali il religioso voleva allearsi, ovvero le componente più radicali di una finta rivoluzione democratica, lo consideravano da sempre un infedele, uno straniero in terra straniera. Il destino di dall’Oglio, malgrado si sentisse figlio di quella terra e padre di quella rivoluzione, era già stato deciso la sera stessa di quella calda giornata di luglio in cui si recò a Raqqa per essere rapito – e probabilmente ucciso – poco dopo.

 

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