(Talal Khrais – Beirut) – “Legittimo” o “lecito” sono le parole pronunciate dai leader europei nei confronti di un altro paese per giudicarlo. Sono parole che esprimono spesso un giudizio, con la conseguente condanna o sanzione. Questi leader, però, non possono essere giudicati. È il caso degli Stati Uniti e di alcuni stati europei che, a proposito delle elezioni presidenziali in Siria, considerano la candidatura di Bashar al Assad illegittima. Sono le stesse nazioni direttamente responsabili dello sfascio di interi Paesi, come l’Iraq, la Tunisia, la Libia, l’Egitto e, appunto, la Siria. Oramai è noto che questa parte dell’Occidente ha sostenuto i gruppi più radicali, a partire dalle sigle legate alla rete del terrore di al Qaedah. La maggior parte dei 120 mila mercenari arrivati in Siria in questi tre anni sono passati dalla Turchia. Molti sono transitati anche negli aeroporti europei. La Russia ha prove schiaccianti in merito, peraltro confermate da molti servizi di intelligence europei. L’Occidente è responsabile di aver fatto arrivare in Siria un numero impressionante di jihadisti disposti a tutto pur di gettare il paese nel caos. Non si trattava solo di far cadere Assad. L’obiettivo era un altro: far diventare quel paese un califfato islamico alle porte dell’Europa. Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sono responsabili di tutto questo. Fanno finta di combattere i terroristi islamici in Mali o in Nigeria e poi li armano in Siria. Come se non fossero la stessa cosa. Molti di quei terroristi, finita la guerra, ritorneranno a casa, magari sbarbarti e di nuovo con la faccia pulita da bravi ragazzi, e saranno il vero pericolo per l’Europa.
Dopo tre anni di guerra contro la Siria e il suo martoriato popolo, l’Occidente si accorge del pericolo terrorismo ma non è capace di combatterlo perché lo usa contro il “regime” di Assad che vorrebbe abbattere. Quel regime, attraverso l’esercito, oggi è rimasto l’unico a combattere i terroristi e i gruppi più radicali che ogni giorno commettono dei crimini atroci nei confronti della popolazione civile e contro le minoranze etnico e religiose. Pur di far cadere Assad, l’Occidente, sposando la politica di Tel Aviv, ha fatto patti con chiunque. Per questo la lotta che Obama dice di fare contro il terrorismo internazionale non è credibile. La sua amministrazione quei terroristi li ha aiutati. Ci sono prove che lo inchiodano. La Casa Bianca sapeva bene sin dall’inizio del 2012 che in Siria erano presenti l’ISIS, gruppo che mira alla costituzione di uno Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, e Jabhat al-Nusra, sigla che gravita intorno alla galassia di al Qaedah. Per tre anni questi gruppi si sono mossi indisturbati, senza che nessuno li ostacolasse. Sono stati finanziati economicamente dal Qatar e dal Kuwait. Anche l’Arabia Saudita ha svolto un ruolo determinate. Oggi sia gli Stati Uniti che l’Unione Europea dicono di essere preoccupati. È assurdo se si considera che soltanto un mese fa sono stati forniti a Jabhat El Nusra missili termici anticarro.
Tutto questo però non ferma la massiccia operazione militare condotta dal governo. Dopo due anni di assedio, i ribelli nei giorni scorsi hanno lasciato la parte vecchia della città di Homs, considerata la capitale della Rivoluzione. Le truppe governative sono entrate nella città per la prima volta con una mediazione delle Nazioni Unite. L’Esercito sta riconquistano uno dopo l’altro i nodi strategici per controllare il Paese e le principali vie di comunicazione. Nelle settimane scorse l’esercito ha conquistato Mleiha e oggi sta avanzando verso la Ghouta orientale, una zona a est della capitale Damasco. Il confine con il Libano è quasi interamente sotto il controllo dell’esercito siriano, libanese e di Hezbollah. E questo, che piaccia o meno a Obama, è l’unico modo per sconfiggere il terrorismo. Ed è per questo che Assad vincerà nuovamente le elezioni presidenziali.