Siria: il trono dei leoni


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(Costantino Ceoldo – Pravda) – Il giorno della Vittoria dell’oppresso sull’oppressore è più duro dell’ingiustizia dell’oppressore sull’oppresso. Così mi insegna Ouday, il vecchio siriano quando mi ricorda le parole dell’Imam Alì, il Principe dei Credenti. Parole che non cadono a caso perché i risultati nefasti ottenuti in Siria dalle milizie islamiste negli ultimi cinque anni sono stati vanificati dalle forze armate russe in sei mesi di bombardamenti precisi e continui. L’esercito siriano avanza ora su numerosi fronti e libera territori che prima erano sotto il controllo del nemico: non solo cittadine e villaggi ma anche basi militari che erano state perse negli anni scorsi. Le roccaforti dei miliziani si sono sgretolate sotto i nuovi missili Kalibr russi, sotto le vecchie e stupide bombe russe sganciate da aerei che il mondo ha scoperto essere molto precisi, sotto le cannonate dell’artiglieria russa.

Sul terreno, gli spetsnaz hanno fornito ai loro comandi quella intelligence necessaria che tristemente sembra ancora tanto mancare agli omologhi americani: Palmira è stata liberata prima che finisse piallata dalla faccia della Terra, preda della follia dei distruttori invasati che erano riusciti a conquistarla un anno fa. Qui il volto dell’eroe straniero ha avuto quello di Alexander Prochorenko, che vistosi circondato ha richiamato su di se un attacco aereo così da non farsi prendere vivo dal nemico e, morendo, farne strage.

Ora che Palmira è stata liberata, dov’è l’Occidente difensore dei diritti e della libertà? Nessuno si è complimentato con i soldati siriani per la prova di valore che hanno dato. Nessuno tra i capi di Stato occidentali si è detto contento perché un tesoro inestimabile come Palmira è stato salvato, nessuno di essi ha lodato il coraggio dei soldati siriani.

La Russia di Vladimir Putin ha fatto tutto quello che non è riuscito agli americani nei loro tre anni di bombardamenti non richiesti e non autorizzati dal governo siriano. La Russia di Vladimir Putin ha fatto la differenza, senza proclami e senza resoconti eclatanti ma agendo da professionista. Un tocco da maestro è stato poi il parziale ritiro di qualche settimana fa delle forze aeree schierate ad Humeymim. Qualche aviogetto è stato ritirato ma altri sono rimasti, assieme alle difese antiaeree. Per il momento la missione è compiuta. Non poco.

Benché l’aiuto russo sia stato fondamentale e certamente non disinteressato essendo il pragmatismo sempre regola tra le Nazioni, non bisogna dimenticare i sacrifici e le fatiche delle forze iraniane Al-Quds e quelli di Hezbollah che si sono schierati al fianco della Siria fin dall’inizio del conflitto. Entrambe hanno avuto la loro parte di caduti e di martiri eppure hanno continuato a combattere il nemico e a difendere la popolazione civile senza distinzione di parte. Dovremmo tutti ricordarci che i soldati di Al-Quds ed Hezbollah hanno difeso anche i cristiani di Siria mentre le nazioni d’Europa si legavano a chi li assassinava e ne distruggeva le chiese. Soprattutto dovremmo ricordarci tutti che in Siria i primi a morire sono stati proprio i musulmani.

E tuttavia… E tuttavia tutto questo non sarebbe stato possibile senza la tenacia, il coraggio, l’ardore, la lealtà dei soldati siriani. Le defezioni sono state poche ed insignificanti tra soldati e comandanti. Un destino diverso attese l’esercito libico che disertò per quasi la metà dei suoi effettivi, segnando così la fine della Jamahiriya. Al contrario, i soldati della Repubblica Araba di Siria hanno dimostrato di saper resistere con lealtà contro un nemico armato dalle Nazioni occidentali e finanziato dalle monarchie del Golfo. Quale lezione d’onore per altri popoli, compreso quello italiano!

Vedo i loro volti nelle immagini e nei filmati ed è facile capire come prima della guerra fossero operai ed impiegati, manovali e medici, contadini e sterratori. Tutte le professioni della gente comune. Un esercito di popolo, quindi, che si è mostrato immune al tradimento e al cambio di bandiera. Un esercito di popolo che ha saputo adattarsi alle esigenze di questa guerra cambiando, con grandi sforzi e sofferenze, la propria natura di grande armata anti-Israele in qualcosa di più flessibile e adatto alla guerriglia per procura iniettata dall’esterno.

Anni fa la Russia bloccò i piani di ammodernamento delle forze armate siriane in nome di una presunta distensione in Medio Oriente. Erano ancora gli anni dell’innamoramento occidentale. Prima della Libia, della Siria, della Crimea e del Donbass oltraggiato. Prima degli aeroplani di linea abbattuti con tutti i loro passeggeri a bordo. L’ammodernamento è stato completato di recente, nel corso della missione russa in Siria. Nuove armi, nuove munizioni, nuovi motori per gli aerei, nuova strumentazione, nuovi carri armati, nuovo addestramento. Tutte cose che stanno dando ora i loro frutti migliori, ma inutili senza quella peculiarità dei popoli più vivi: il valore che deriva dall’amor patrio.

I siriani si sentono parte di qualcosa che va oltre la loro singola esistenza. Questo fatto non può essere negato e costituisce al contempo un monito ed un insegnamento per noi.

Possiamo ben dire che esercito siriano è un esercito di popolo. Di più: i soldati della Siria sono leoni e Damasco è il loro trono.

 

Traduzione per Spondasud di Costantino Ceoldo

Fonte: http://www.pravdareport.com/world/asia/02-04-2016/134033-syria_lions-0/

 

 

 

 

 

 

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