Transparency International, corruzione ancora molto diffusa nei paesi dell’area e in Nord Africa


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 Negli ultimi dodici mesi cinquanta milioni di persone nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno dovuto pagare tangenti per accedere a servizi pubblici basilari. E’ quanto si afferma nell’ultimo rapporto dell’organizzazione Transparency International sulla corruzione nell’area Mena. Il rapporto riferisce i risultati dell’ultimo Barometro sulla corruzione, condotto nell’ambito del progetto di ricerca Afrobarometer e Arab Barometer, cui aderiscono diversi paesi africani. Le conclusioni del rapporto evidenziano come la corruzione sia un problema dilagante nella regione dove nessun governo ha ottenuto un giudizio positivo in termini di lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione.

“L’insoddisfazione nei confronti di leader e regimi corrotti è stata un importante catalizzatore per le proteste della primavere araba in Medio Oriente e Nord Africa – afferma il gruppo Transparency nel rapporto – ma a circa cinque anni dalle proteste in molti di questi paesi, il nostro barometro globale sulla corruzione segnala ancora una grande insoddisfazione rispetto agli sforzi dei governi per eliminare la corruzione nel settore pubblico”. Il rapporto si basa sui giudizi espressi da comuni cittadini e sulla loro percezione della corruzione nei rispettivi paesi: il 61 per cento delle 11 mila persone intervistate ha sottolineato come la corruzione sia aumentata in Algeria, Egitto, Giordania, Tunisia, Marocco, Sudan e Territori palestinesi.

Egitto, Giordania e Tunisia sono i paesi che hanno ottenuto i rating migliori nel rapporto di Transparency. Lo Yemen e il Libano sono invece i paesi in cui i cittadini sono più “critici” rispetto al tema della corruzione. L’Egitto, tuttavia, ha un rating molto basso in termini di corruzione nella pubblica amministrazione. In Giordania e Tunisia invece i cittadini appaiono più soddisfatti riguardo al tema della lotta alla corruzione e ritengono di poter influire sull’attività della pubblica amministrazione in tal senso. Algeria, Marocco, Sudan e Territori palestinesi si trovano invece nel mezzo se comparati ai loro vicini. Anche in questi paesi, però, ci sono percezioni particolarmente negative da parte dei cittadini riguardo al modo in cui i loro governi gestiscono il problema della corruzione.

Il ricorso alle tangenti è particolarmente evidente in Marocco e in Sudan, dove quasi la metà degli utenti di servizi pubblici ha pagato una “bustarella” negli ultimi 12 mesi. Il Libano e lo Yemen sono i paesi con il peggior “giudizio” da parte dei loro cittadini. In quest’ultimo paese la ricerca riguarda la percezione della corruzione da parte dei cittadini in un periodo antecedente alla guerra civile e alla dissoluzione delle istituzioni pubbliche. In tutti i paesi, tuttavia, le persone intervistate sostengono che la lotta alla corruzione debba essere una priorità per chiunque, dalle istituzioni fino al comune cittadino.

“La corruzione rimane quindi una sfida per la regione – si legge nelle conclusioni del rapporto -. E’ chiaro però che per sviluppare meccanismi efficaci contro la corruzione occorra anche garantire i diritti e le libertà civili in tutta la regione. Molte persone in Medio Oriente e Nord Africa hanno ancora paura di denunciare i casi di corruzione nel timore di rappresaglie. Solo se i governi della regione sono pronti a cambiare la loro mentalità per consentire la partecipazione dei cittadini e della società civile alla vita pubblica e a smettere di usare la repressione e le intimidazioni nei loro confronti, la lotta alla corruzione avrà una chance di successo”. I governi, secondo l’organizzazione con sede a Berlino, devono coinvolgere i loro cittadini nella lotta alla corruzione e creare uno spazio per controllare le istituzioni e aiutarle a far rispettare le leggi. “Questo è particolarmente importante quando la maggioranza dei cittadini (il 58 per cento) ritiene di avere il potere di fare la differenza”.

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