Recep Tayyip Ergodan è il nuovo presidente della Turchia. Il premier uscente ha vinto senza dover ricorrere al ballottaggio con il 52% dei voti. Nettamente distanziati gli altri sfidanti: il candidato dell’opposizione Ekmeleddin Ihsanoglu e il curdo Selahattin Demirtas. Si è trattata della prima elezione diretta. Precedentemente, era il parlamento a eleggere il Capo dello stato, come è successo con il presidente uscente, Abdullah Gül.
Con la vittoria di Erdogan, la Turchia si prepara a un cambiamento di volto e di regime. Da un sistema parlamentare a un potere presidenziale, da un assetto istituzionale laico ereditato da Mustafa Kemal Ataturk, fondatore nel 1923 della repubblica turca moderna sulle rovine dell’impero ottomano, a una linea islamica e autoritaria.
Erdogan non ha fatto mistero che l’obiettivo del suo mandato sarà trasformare la Turchia in un repubblica presidenziale. Al momento non può perché non dispone dei due terzi del Parlamento. In ogni caso da presidente otterrà ciò che gli sta più a cuore: l’immunità presidenziale che lo metterà al riparo dalle indagini in corso per presunte storie di corruzione che hanno visto coinvolti suoi ministri, dimissionati, ed anche il figlio intercettato.
Il voto presidenziale porta con sé anche le elezioni parlamentari anticipate, attualmente fissate per il giugno del 2015, visto che Erdogan dovrà lasciare la poltrona di premier. L’Akp dovrebbe a quel punto scegliere un nuovo leader e un nuovo capo del governo.
Erdogan si è dimostrato più forte di tutto e tutti. Malgrado le accuse di corruzione e gli scandali, la contestazione dei giovani di Gezi Park, il crollo di immagine internazionale, i fallimenti di una politica estera che ha contribuito a incendiare Siria e Iraq, il nuovo sultano ha incassato l’ottava vittoria elettorale consecutiva.
Prima di prendere l’aereo per Ankara, Erdogan ha fatto una piccola sosta alla moschea Eyüp Sultan di Istanbul, luogo di pellegrinaggio dei musulmani, dove ha pregato per la sua vittoria. La moschea Eyüp Sultan era la prima fermata per i sultani ottomani e per i califfi prima di ascendere ufficialmente al trono.
Il neo presidente, dal balcone della sede del suo partito, ha annunciato un periodo di riconciliazione sociale: “Oggi non è stato Recep Tayyip Erdogan che ha vinto queste elezioni, è stata la volontà delle azione, la democrazia, a vincere: Stiamo chiudendo un’era per procedere ad una nuova. Lo dico con il cuore in mano. Diamo il via oggi ad un periodo di riconciliazione sociale e lasciamo le vecchie divergenze alla vecchia Turchia”.
L’opposizione esce da questa tornata elettorale fortemente indebolita. Il leader del Chp, Kemal Kilicdaroglu, si era detto convinto di portare Erdogan al secondo turno, malgrado i sondaggi sfavorevoli. Il suo stesso partito socialdemocratico si è spaccato sulla candidatura di Ihsanoglu, un islamico moderato ex-capo dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, ex-simpatizzante Akp ‘ripescato’ da Kilicdaroglu per tentare di fermare Erdogan coalizzando i voti laici di destra e sinistra.