Turchia. Blitz della polizia a Istanbul per chiudere la tv pro – Gülen, nemico giurato di Erdoğan


0 Condivisioni

 

La polizia turca ha compiuto un blitz nella sede del gruppo editoriale Ipek a Istanbul per evacuare i dipendenti e far entrare gli amministratori nominati dal tribunale per sostituire la gestione attuale, accusata di legami con la rete «illegale» del magnate e imam Fethullah Gülen, ex alleato diventato nemico numero uno del presidente Recep Tayyip Erdoğan.

Le immagini in diretta dalle tv turche hanno mostrato scontri tra forze dell’ordine e sostenitori del gruppo Ipek, che controlla i quotidiani Bugun e Millet e i canali Bugun Tv e Kanalturk, fortemente critici verso Erdoğan. «Questa è una censura dei media per cercare di influenzare le elezioni» anticipate di domenica prossima, ha accusato in diretta il direttore di Bugun tv, Tarik Toros.

Durante il blitz, iniziato intorno alle 8 locali nel quartiere centrale di Sisli, la polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla e fermato diverse persone, tra cui alcuni giornalisti. Alla protesta hanno partecipato anche diversi deputati di opposizione. Una volta dentro l’edificio, la polizia ha staccato i cavi per interrompere le trasmissioni tv.

L’irruzione della polizia ha provocato la momentanea interruzione delle trasmissioni delle tv Bugun e Kanalturk. Ieri l’ambasciata Usa ad Ankara ha espresso preoccupazione per i limiti imposti alla libertà dei media in Turchia, affermando che «una riduzione della gamma dei punti di vista a disposizione dei cittadini, specialmente prima delle elezioni, è motivo di preoccupazione».

UE, PREOCCUPATI, RISPETTARE LIBERTÀ DI STAMPA – L’Unione Europea esprime «preoccupazione» per l’irruzione della polizia turca nella sede della holding editoriale Koza Ipek, nota per le sue posizioni critiche rispetto al partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, provocando la momentanea interruzione delle trasmissioni delle tv Bugun e Kanalturk. «Siamo preoccupati e continuiamo a seguire da vicino la situazione», ha detto una portavoce dell’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini. Il primo novembre si terranno in Turchia nuove elezioni. La Ue «ribadisce l’importanza del rispetto della libertà di informazione e dei diritti umani», ha aggiunto.

CONSIGLIO D’EUROPA, MINACCIATA LIBERTÀ MEDIA – «Le irruzioni compiute nelle sedi dei media e la presa di controllo dei loro beni a qualche giorno dalle elezioni solleva dubbi sul rispetto della libertà di stampa in Turchia»: lo dichiara il portavoce del Consiglio d’Europa, Daniel Holtgen. «L’organizzazione sta seguendo questi sviluppi con grande attenzione e preoccupazione», sottolinea il portavoce, ricordando anche che dei quasi 90 allarmi inseriti sulla piattaforma per la protezione dei giornalisti gestita dal Consiglio d’Europa, 30 riguardano fatti accaduti in Turchia.

ELEZIONI, 90% ORE DAL VIVO IN TV DI STATO PER ERDOGAN E AKP –  Il 90% delle trasmissioni dal vivo della tv di Stato turca Trt sono state dedicate al presidente Recep Tayyip Erdogan o al suo partito Akp (59 ore su 66) negli ultimi 25 giorni di campagna elettorale per il voto anticipato di domenica prossima: lo indicano i dati resi pubblici da Ersin Ongel, membro in quota al partito filo-curdo Hdp della direzione di Trt. Mentre i discorsi di Erdogan sono apparsi in tv per 29 ore e quelli dell’Akp per 30, il principale partito di opposizione, il socialdemocratico Chp, ne ha avute a disposizione solo cinque. Un’ora e dieci minuti è stata invece dedicata al nazionalista Mhp, mentre appena 18 minuti sono stati riservati all’Hdp

12ENNE E 13ENNE A PROCESSO PER OFFESA A ERDOGAN – Due cugini turchi di 12 e 13 anni sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di offesa al presidente turco Recep Tayyip Erdogan per aver strappato il primo maggio scorso alcuni poster che lo raffiguravano a Diyarbakir, principale città curda nel sud-est della Turchia. Lo riferisce il quotidiano Radikal, secondo cui l’inizio del processo, fissato per l’otto dicembre, è sottoposto ora al definitivo via libera del ministero della Giustizia. I due cugini rischiano fino a 2 anni e 4 mesi da scontare in riformatorio. Secondo il loro legale, Ismail Korkmaz, i ragazzini avrebbero strappato il poster senza neanche sapere chi vi fosse raffigurato ma con l’intenzione di rivenderlo ai cenciaioli che recuperano materiali di scarto per strada.

0 Condivisioni