Una riflessione su Kuweires, liberata dall’esercito arabo siriano


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(Costantino Ceoldo – Pravda) – “Alla malerba dello straniero preferisco l’ortica di casa mia”. Così mi dice Ouday, il vecchio Siriano. Mi racconta che è stato un poeta dell’Iraq a dirlo a lui per primo. Chi sono io per dubitare del vecchio Ouday? Prima di salutare allegri lo straniero che ti entra in casa armato dicendoti di essere venuto a liberarti, tu che non lo hai nemmeno chiamato, è meglio chiedersi quali sono le sue vere ragioni.

Pochi giorni fa l’esercito siriano ha spezzato l’assedio alla base aerea di Kuweires, vicino ad Aleppo. Le forze lealiste si sono ricongiunte tra loro dopo molto tempo. L’offensiva siriana non sarebbe stata possibile senza il cospicuo aiuto aereo e gli artifici da guerra elettronica dell’esercito russo ma non ci sarebbe stato nulla da liberare se i soldati siriani che presidiavano la base assediata non avessero resistito per tutto questo tempo. Potevano arrendersi, ma non lo hanno fatto. Potevano disertare, ma non sono passati al nemico. Potevano vendersi per vile denaro e per vile denaro vendere anche la loro patria assieme alla loro dignità, ma hanno preferito resistere. Più di due anni, un tempo enorme. Hanno resistito quando il resto del mondo li dava per sconfitti.

Qualcuno parla ancora di “opposizione moderata” quando si riferisce ai terroristi che attaccano la Siria. Non esiste l’opposizione moderata siriana. Non è mai esistita. L’opposizione moderata siriana è sempre stata il paravento per le bande di assassini che conducono una guerra per procura alla Siria da cinque anni a questa parte.

Infatti non si può essere liberatori di un popolo se si tortura il popolo che si vuole liberare. Se si taglia la gola ai suoi uomini e alle sue donne. Se chi non muore vive comunque nella paura quotidiana di morire in mille diversi orribili modi. Coloro che sproloquiano su “Assad deve andare via” si dimenticano, per stupidità o perché sono pagati per dimenticare, chi è il vero responsabile dell’attacco con il Sarin nei sobborghi di Damasco o chi ha organizzato per i suoi sozzi desideri un mercato del sesso nella città occupata di Raqqa.

Dimenticano, o fanno finta di dimenticare, anche chi ha cercato di piallare l’antica Palmira dalla faccia della Terra e ha ucciso il povero Khaled Assad, colpevole di credere nel proprio Paese. A ancora dimenticano chi ha gettato e getta gli omosessuali dai palazzi, finendoli a colpi di pietra se sopravvivono alla caduta. Dove sono i difensori dei diritti umani per tutte queste cose? Dove sono le manifestazioni di protesta degli attivisti dei diritti civili? Sono tutti impegnati in altre cose e non hanno nulla da dire. Se muore un gattino investito da un’auto, le pagine dei social network si riempiono di lamenti ma i morti siriani non fanno davvero notizia.

Le donne siriane guidano l’automobile, insegnano in scuole ed università, servono nella polizia e nell’esercito, sono cosmopolite come le donne occidentali. In Arabia Saudita le donne vengono decapitate con l’accusa di stregoneria. E sarebbe Assad quello che dovrebbe andarsene? Non è certo sulla coscienza dell’Occidente che la Siria può fare affidamento! Di sicuro non su chi in Occidente si riempie la bocca con parole tipo democrazia e libertà.

La Siria può fare affidamento solo sul proprio popolo e pochissimi alleati sinceri. Due mesi scarsi di bombardamenti russi sull’ISIS hanno dato più risultati di quelli fatti dagli Americani negli ultimi due anni. Non è tanto strano se ci si pensa bene ma chi ha voglia di pensarci davvero? L’intervento della Russia è dovuto alla consapevolezza di essere il vero obiettivo finale della guerra voluta da Washington. L’Iran interviene per gratitudine e perché sa di essere l’obiettivo immediato una volta caduta la Siria. Entrambi le Nazioni hanno il loro tornaconto ma è certo che senza il loro aiuto la Siria non avrebbe potuto resistere ancora a lungo.

E tuttavia…

Tempo fa, dopo la caduta della base di Mennagh, scrissi che la Razza degli Uomini vi aveva dimostrato di essere ancora viva perché i difensori di Mennagh avevano resistito fino all’ultimo, impavidi. Lo scrivo anche qui, pensando agli Uomini di Kuweires. A loro va il mio saluto rispettoso ed il mio affetto perché hanno dato prova di valore ed amor patrio quando tutto era contro di loro. Vorrei abbracciarli tutti ma non posso, quindi mi limito a scrivere: la Razza degli Uomini è ancora viva.

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