Apolidi: l’Onu accende i riflettori sui bambini invisibili


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(Alessandra Baldini) – L’UNHCR li chiama i bambini invisibili. Come Christina, nata senza patria in Italia, che avrebbe oggi diritto alla cittadinanza perchè ha più di 18 anni, ma non può averla perchè è fisicamente e mentalmente disabile. Per essere naturalizzati cittadini italiani – afferma l’agenzia Onu per i rifugiati nel suo ultimo rapporto sull’apolidia – occorre preparare una domanda personale o una dichiarazione di volontà, ma per la ragazzina Rom è difficile comprendere il concetto di cittadinanza, meno che meno acconsentire alla sua acquisizione o preparare la richiesta.

Il caso di Christina, la cui famiglia corre al pronto soccorso ogni volta che c’è un mal di gola ma non ha accesso al medico di base, è uno dei 250 al centro del dossier presentato al Palazzo di Vetro a un anno dal lancio della campagna «I Belong» per porre fine all’apolidia nel 2024. L’agenzia Onu ha intervistato ragazzini e famiglie apolidi in sette paesi: oltre all’Italia, Costa d’Avorio, Georgia, Giordania, Malesia Repubblica Dominicana e Tailandia. È stata la prima volta che hanno parlato a qualcuno di cosa significa per loro essere senza patria. Ogni 10 minuti nel mondo nasce un bambino senza cittadinanza. Un problema in aumento a causa di guerre, povertà e carestie che alimentano le migrazioni.

Nei paesi che ospitano le più vaste popolazioni di apolidi, ogni anno almeno 70 mila bambini vengono alla luce senza patria. Mille ragioni, tra cui quella che in 27 paesi del mondo cui Siria e Libano le donne non possono trasmettere la cittadinanza e dunque, se il padre è apolide, o muore, o ha abbandonato la famiglia, il bambino non ha patria con gravi conseguenze: in oltre 30 paesi non hanno diritto a cure mediche, in 20 non possono essere legalmente vaccinati.

«Sono qui. Appartengo» è il titolo del rapporto lanciato all’ONU alla presenza del capo dell’UNHCR Antonio Guterres. «Nel breve periodo in cui i bambini possono essere bambini, l’apolidia può scrivere su pietra gravi problemi che li seguiranno per il resto della vita condannandoli a una esistenza di discriminazione, frustrazione, disperazione», ha detto l’Alto Commissario che partecipa a un dibattito sponsorizzato da Italia e Germania sull’importanza del diritto alla patria.

La campagna è accompagnata dalle foto United Colors of Benetton: «Mettere le persone al centro e la dignità di ogni persona fanno parte del DNA della nostra azienda», ha detto il gruppo di Treviso secondo cui la campagna «I Belong» rappresenta un’ efficace partnership con UNHCR: «Abbiamo messo a disposizione uno strumento di comunicazione per continuare a sensibilizzare e coinvolgere molti in questa battaglia per i diritti fondamentali».

 

Alessandra Baldini è giornalista dell’Ansa

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