Europol, Stato islamico e Al Qaeda favoriscono tattica “attacchi solitari” in paesi occidentali


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Quella degli “attacchi solitari” è la tattica favorita dallo Stato islamico e da Al Qaeda negli stati occidentali, che hanno più volte invitato i musulmani che vivono in questi ultimi a sferrare attacchi di questo genere nei loro paesi di residenza. E’ quanto emerge dal rapporto sulla situazione e gli orientamenti del terrorismo nell’Ue, reso noto da Europol. Secondo il rapporto 151 persone sono state uccise e 360 sono rimaste uccise durante attacchi terroristici nell’Ue nel 2015.

Sono oltre mille gli individui arrestati per reati legati al terrorismo, di cui 424 in Francia, e il 94 per cento di questi è stato giudicato colpevole e perseguito. Lo studio di Europol osserva che nel 2015 sono stati circa 5 mila gli europei a intraprendere un viaggio verso le aree di conflitto in Siria e Iraq. I tre quarti di questi 5 mila combattenti stranieri provengono da Belgio, Francia, Germania e il Regno Unito. Europol rileva però che sempre più spesso lo Stato islamico (Is) e Al Qaeda invitato i musulmani negli stati occidentali a sferrare attacchi solitari nei loro paesi di residenza.

In un discorso per il quattordicesimo anniversario dell’11 settembre del 2001, Ayman al Zawahiri (Al Qaeda) ha invitato i musulmani che vivono nella “coalizione crociata” a pianificare e sferrare attacchi nei loro luoghi di residenza, anziché rischiare di essere scoperti intraprendendo viaggi verso aeree di conflitto.  Sempre nel 2015 il portavoce dell’Is, Abu Muhammad al Adnani, ha esortato i sostenitori dell’organizzazione terroristica a indirizzare attacchi verso i “crociati” nei loro paesi, “ovunque si trovino”.

Europol non fornisce un’analisi del mutamento di orientamento strategico, che potrebbe essere legato alla perdita di terreno dell’Is nelle aree di conflitto. Dal rapporto di Europol emergono due nuove caratteristiche. Da un lato l’insorgere di movimenti xenofobi e razzisti, con conseguenti azioni violente da parte dell’estremismo di destra. Dall’altro l’aumento di combattenti stranieri donne, che rappresentano il 40 per cento dei foreign fighters dei Paesi Bassi, il 20 per cento di quelli della Finlandia e Germania.

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